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Testa rasata da un poliziotto turco da Palla di Biliardo

 

Nel 1997 ero di vacanze in Turchia con degli amici. Ad un certo momento, forse per noia, si decise che ognuno doveva rubare qualcosa: un libro, una guida turistica, una matita, una cartolina. Stupidaggini da ragazzi. C'era il rischio e la paura di essere colti. E questo sembrava emozionante. 

Io ebbi la disgrazia di rubare in un negozio di souvenir per i turisti dove --lo seppi troppo tardi-- rubavano sempre. E perci� mi presero subito appena ero uscito. Qualcuno grid� qualcosa in turco e non so da dove in pochi secondi apparse una macchina con tre poliziotti. In un inglese primitivo cercavo di dire che era uno scherzo, che volevo pagare, ma non mi capivano o non volevano capirmi. Mi misero nella macchina. Quando volli chiamare in miei amici qualcuno mi diede uno schiaffo sulla bocca e tacqui. 

In pochi minuti eravamo al commissariato. Entrammo in una stanza oscura, oscura perch� non aveva finestre. Faceva molto caldo e i poliziotti giravano l� dentro senza camicia. C'era un puzzo di uomo, di caserma. Mi fecero sedere su una panchina. Allora cominciarono a litigare fra loro. Parlavano di me perch� sempre mi guardavano. Io ero molto impaurito e pensavo cosa potevo dirli in inglese. Quello che urlava di pi� di tutti mi fece sedere su una sedia. Ad un certo momento mi mostr� una macchinetta di tagliare i capelli. M'immaginai cosa volesse fare e incominciai con un timido "Please, no, no!"  Questo sembr� eccitarlo poich� ogni volta parlava pi� forte e pi� lentamente. Mi mise una mano sulla testa e mio il cuore cominci� a pompare a mille quando vidi che avvicinava la macchinetta elettrica alla mia fronte, dal davanti. Nello stesso momento un odore fortissimo mi arriv� al naso. Quel poliziotto, giovane, muscoloso e tutto sudato, puzzava come un maiale. Mentre sentivo il freddo dell'acciaio della macchinetta sulla fronte e sulla testa, un odore fortissimo di ascelle quasi mi fa svenire. Dopo lo seppi: i turchi, che sono gente asiatica, servono gli odori del corpo in un senso animale che la civilt� occidentale ha fatto sparire con colonie, deodoranti e profumi. Gli uomini turchi, per essere veri uomini, devono fare odore di uomo e molto pi� i poliziotti; quel odore deve ispirare paura e rispetto. Io mi sono trovato con un poliziotto che mi rasava la testa incominciando dalla fronte e a venti centimetri di una ascella sudata e puzzante come giammai avrei immaginato. C'era poca luce in quella stanza ma abbastanza come per accorgermi che mi rasava la testa proprio a zero. Il vetro d'un porta mi serviva di specchio. Terrorizzato vidi come dopo avermi passato la macchinetta pel mezzo della testa appariva una riga di pelle bianca, bianchissima. Volli ripetere il "No, please!" ma non � uscito nessun suono dalla mia bocca. Con quattro o cinque passate rimasi proprio pelato a zero. Era luglio ed io ero molto abbronzato. Per ci� la parte rasata appariva molto bianca. Non era un bel taglio di "skinhead" come si aveva fatto un amico mio ma bens� un taglio di carcere, di galera. Siccome non mi hanno messo niente sulla maglietta che indossavo, ero pieno de capelli nel collo. 

Dopo avermi rasato come una zucca, il poliziotto rise e chiam� i suoi compagni. Prima che io potesse pensare, sent� che mi mettevano le manette. Erano fisse con una barra di 10 centimetri nel mezzo in modo che non potevo separare le mani ma neanche avvicinarle. Mi sono sentito alzato da due uomini e mi hanno fatto camminare verso l'uscita. Fuori c'era il sole e gente che sembrava che aspettasse me. Ho sentito urli. Uno che gridava di pi� lo riconobbi: era il padrone del negozio ove io avevo rubato. Ho chiusi gli occhi pensando che mi picchierebbe ma due braccia forti mi preso dai gomiti e dal collo e mi hanno fatto camminare. Camminavo per mezzo d'una strada con due poliziotti ai fianchi. In secondi riusc� a capire cosa mi capitava: mi volevano esibire come ladro. Oltre la paura avevo una vergogna come non avrei mai immaginato. Pensai ai miei e pensai che sarebbero morti di vergogna nel vedermi colla testa rasata a zero, colle manette, camminando per la via d'un paese turco in mezzo a due poliziotti. Qualcuno mi fece una foto. Io abbassavo la testa e per non vedere la gente guardavo il pavimento. Ricordo che guardando gi� mi sono visto le mani colle manette. Questa manette nella parte dei polsi erano tutte nere dalla merda attaccata di Dio sa quanti polsi che avevano passato. Credo che abbiamo camminato per due o tre strade ma mi sembr� che non finiva mai.

Quando mi hanno fatto salire delle scale ho visto che eravamo tornati all'ufficio di polizia. Invece di tornare al piano terreno mi hanno portato gi�. C'erano delle celle. Mi hanno fatto entrare e hanno chiuso a chiave. La mia sensazione di paura e angoscia era tale da quasi non poter respirare. Mi sono sentito come un animale e questa � una sensazione difficile a spiegare. Era solo in una cella di 4 per 3 metri. C'era una panca che serviva da letto. Prima che i poliziotti andassero via ho detto in un inglese il pi� chiaro possibile che chiamassero il mio console. Poi seppi che i miei compagni gi� l'avevano chiamato. Non volevo dire niente ai miei. Dopo � venuto un poliziotto che sembrava che comandasse pi� di gli altri ben che portava la stessa divisa. Questo parlava l'inglese meglio di me. Mi disse che intanto non venisse il console dovevo rimanere l�. Poi mi accenn� una stoffa verde oscuro che era accanto alla panca. Mi disse che dovevo spogliarmi e mettermi quella cosa. Prima ch'io aprissi bocca mi disse e per motivi "igienici" a tutti gli arrestati si tagliavano i capelli --mi fece il gesto di passare la macchinetta-- e che dovevano indossare quel uniforme di carcere. Guardai quella cosa. Era una tuta usata e sporca. Il puzzo e le due macchie di sudore secco alle ascelle confermavano che era una tuta non lavata. Spogliarmi davanti al poliziotto mi fece temere cose di tutto genere. Lui volle tutte le cose delle tasche dei jeans ed anche l'orologio. Infatti portavo solo la maglietta, piena dei miei bei capelli tagliati ed i jeans. Mi resi conto che non avevo nessun documento; il mio sacco lo portava un amico mio quando la polizia mi mise nella macchina. Con schifo incominciai a mettermi la tuta. La cerniera era guasta e mi rimaneva il petto al fresco. Il poliziotto, capo o no, sorrise vedendomi cos� vestito da prigioniero turco. Mi diedero delle verdure bollite ma oltre che non mi piacevano, avevo lo stomaco chiuso e non ho mangiato nulla. A un certo momento si spense la luce. Al buio staccai il letto dal muro. 

L'altro giorno arriv� il console. Era incazzato e mi disse che in un mese ero gi� il terzo francese colto per rubare. Li raccontai che dopo avermi pelato mi avevano passeggiato per le strade. Mi chiese se volevo presentare una denuncia; io avevo preso le ire di tutti i negozi dove i turisti facevano dei piccoli furti. Io volevo partire subito. Colla sua macchina mi port� all'aeroporto. L� dovetti aspettare ore ed ore ma volli prendere il primo aereo in cui trovai posto. Tornato a Marsiglia, dovetti inventare che ero tornato prima perch� con quei cibi mi ero messo ammalato alla pancia. Quando mi domandavano sulla mia testa rasata dicevo che era una scommessa e che tutti i miei compagni anche loro si avevano rasato a zero... per scherzo.