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 Ancora una Volta da Pasvalerio
 

Finalmente  l'autobus si ferma,
Scendo, ecco la piccola piazza del paesino umbro, luogo d'origine della mia famiglia.
Tutto è rimasto immutato nel tempo, le vecchie case, gli anziani, i negozietti, la fontanella da cui sgorga un'acqua pura e fresca, ne approfitto per dissetarmi.
Mi rivedo bambino correre felice e spensierato, in compagnia di gente semplice ma vera, rivedo mio nonno, un omone rude e forte, ma dal sorriso grande, rivedo il suo saluto, risento il suo abbraccio, e poi, la tappa fissa dal barbiere, la mamma ci permetteva durante l'inverno di avere i capelli abbastanza lunghi, cosa inappropriata per lui, l'uomo deve avere i capelli corti ed ordinati, infatti, appena arrivati in paese subito io ed i miei fratelli, mandati da lui per l'estate, eravamo tosati a dovere, rito che veniva rinnovato ogni due settimane per tutta la durata della nostra vacanza.
Oggi io, in ricordo di quei tempi andati voglio ripercorrere le stesse tappe prima di dare il mio ultimo saluto al nonno.
Con passo lento, attraverso la piazzetta, ecco è ancora là il piccolo negozio di barbiere, mi faccio coraggio ed entro, la tenda di cannucce vibra al mio passaggio, Luigi, ormai anziano è sempre li, seduto nella attesa dei clienti, ormai pochi, visto che in paese c'è poca gente, seduto là sulla vecchia poltrona di ghisa e pelle, con i braccioli bianchi.
Nel vedermi mi riconosce a stenti, quasi si commuove, poi con gesto lesto mi aiuta a sfilarmi la giacca e mi invita a sedermi, rito, questo fatto solo dai barbiere più anziani abituati ad un rapporto di grande cortesia con i loro amici clienti.
La mantellina bianca a righini azzurre e subito intorno al mio collo, rivedo tutto come un tempo, il nonno che chiede per me ed i miei fratelli: il solito taglio estivo, la sua forte voce, la sua risata, mi rivedo riflesso nel vecchio specchi  scrostato, ora sono un uomo, i miei capelli folti  e ordinati, ma sicuramente lunghi per il nonno.
I miei pensieri sono interrotti dalla voce di Luigi, facciamo il solito,
Lo guardo con tenerezza e tanta nostalgia, poi rido e dico di sì, subito la tosatrice ruggisce, la mano ossuta del barbiere mi serra la testa, sento il freddo metallo sulla guancia, e poi su, la mia basetta e storia,
Poi ancora su, dopo un primo passaggio, la mia tempia è nuda, una grossa ciocca di capelli rimane intrappolata tra i denti della tosatrice,
Ora è pronta per tagliare ancora.
Passaggio dopo passaggio i miei capelli cadono, vedo la mia testa ronzata delinearsi netta e pulita, sorrido, mi rivedo bambino, ho nostalgia di quei giorni ormai andati..
La tosatrice ora massacra i capelli sulla sommità della testa, il mio ciuffo sulla fronte è ridotto ad un centimetro, il mio viso è scoperto, libero da ogni ciocca ribelle.

La mantellina e piena dei miei capelli, per una volta nella mia vita, la terribile tosata che subivo, mi è parsa un rito magico, un momento solenne, un dolce ritorno dei tempi andati.