HOME ARCHIVIO INVIA STORIA LINKS I BARBIERI  

Il primo Tradimento da Massimo Sud

 

Avevo circa 14 anni. Fino ad allora avevo avuto un unico barbiere. A dir la verit� erano due, due fratelli, che mi avevano visto crescere e con me la mia chioma, curandola, accorciandola e modellandola. 
Mi conoscevano benissimo, e, ancor prima che io parlassi, loro sapevano, quasi  leggessero anche nella mia testa, al di sotto della chioma, ci� che volevo. 
Per me era impossibile pensare ad altre persone oltre loro due ,che potessero occuparsi dei miei capelli. Ma mai dire mai. Un giorno lo vidi. Ero passato davanti ad un nuovo salone da barbiere. 
Abitualmente aveva tende che celavano alla strada ci� che succedeva all�interno, ma aprivano all�immaginazione per quello che ci poteva essere dentro, per quello che ti potevano offrire, per come ti potevano trasformare. Ma in quell�attimo aveva la porta d�ingresso aperta. Era bellissimo. Aveva, per l�attesa, ampie poltrone in pelle (invece di sedie a cui ero abituato). 
Uomini con il giornale tra le mani, uomini che sembrava colti e un po� naif immersi in un ambiente la cui stessa aria era impregnata di un certo glamour, uomini che probabilmente non parlavano solo di calcio, donne e motori, unici argomenti da barbiere.
 Avevo deciso. Ci sarebbe stato di l� a poco un tradimento. S�, avrei tradito i miei due barbieri, forse in maniera ingrata per quello che mi avevano dato fino ad allora .

Programmai il giorno, lo attesi con trepidazione. La notte prima  non dormii.
Era sabato,e a scuola era festa. Arrivai davanti al salone alle nove di mattina. Prima di entrare il mio stomaco si contrasse per l�emozione e la tensione, quasi a volermi far indietreggiare e scappare via da quella situazione. Ma ormai la mia mano  era sulla maniglia della porta ed entrai. Mi manc� il respiro. Finalmente ero dentro. Ero dentro quell�ambiente in cui avevo lasciato libera la mia immaginazione. E per la prima volta vidi chi si sarebbe occupato dei miei capelli. Un uomo giovane, alto, robusto e possente,con capelli ricci medio-lunghi, ingelatinati, gettati indietro, che nel vedermi entrare mi salut� cordialmente come se mi conoscesse da anni  e mi fece cenno di  sedermi su una delle poltrone nere di pelle, in attesa che finisse di servire il ragazzo che aveva sotto. Mi sedetti e mi squadrai centimetro per centimetro l�intero salone. Ero contento di essere l� e tutto quel glamour era quasi eccitante. Finalmente tocc� a me. Il barbiere mi invit� a sedermi sulla poltrona, dandomi del �lei�: era un �lei� a cui non ero abituato, soprattutto a 14 anni, e che mi fece sentire importante. 

Mettendosi alle mie spalle, fissandomi attraverso lo specchio, mi chiese se doveva farmi lo shampoo. Non potevo dire di no . Ero pronto a provare ogni trattamento possibile. Dopo il mio assenso, la prima cosa che fece fu di mettermi le sue mani tra i miei capelli: raccoglieva ciocche tra le dita, le lasciava per prenderne altre, valutava i miei riccioli, in lunghezza ed elasticit�, misurando quasi la mia testa e osservando me e i suoi movimenti nello specchio. Non c�era alcun dubbio: stava studiando la mia chioma per valutare il taglio, poi, da effettuare. Pass� allo shampoo. Tolse il poggiatesta dalla poltrona, mi sistem�, come ero abituato a vedermi fare, l�asciugamano intorno al collo e sulle spalle, e poi, con mia grande sorpresa, continu� a prepararmi coprendomi con una classica mantellina, rossa, e ancora allacciandomi intorno al collo, coprendomi le spalle, una mantellina pi� piccola, anch�essa rossa, ma di spugna. Mi pass� le dita intorno al collo, estraendo i capelli che erano rimasti imprigionati  dai lacci delle mantelline. Non mi avevano mai preparato in quel modo per uno shampoo: l�intera cosa sembrava dare maggior rilievo allo stesso lavaggio dei capelli, qualificandolo per un trattamento a s� stante e non, come mi era capitato sino ad allora, come una semplice operazione preliminare al taglio. Mentre rimanevo meravigliato da tutto questo mi ritrovai con la poltrona reclinata all�indietro, quasi piana, ruotato verso il lavandino e con il mio nuovo barbiere che agganciava il lavatesta alla poltrona, su cui accompagn�, adagio, la mia testa. Quelli che seguirono furono momenti e minuti che concorrono ancora oggi ad essere tra quelli che il mio cervello si rifiuter� sempre di dimenticare. Lui, una volta regolata la temperatura dell�acqua, dopo aver  raccolto e  disteso sul lavatesta i miei capelli, pass� a bagnarmeli,. Mi distribu� dello shampoo e con movimenti circolari massaggiava tutta la testa. Io sentivo solo la schiuma che piano piano si andava creando e moltiplicando, e vedevo, mentre il vapore saliva, lui che  a seconda del movimento effettuato si piegava verso di me o si allontanava, con le sue mani che sfioravano la mia fronte, scendendo dietro le orecchie, ritrovandosi sotto la mia nuca. Questo per il tutto il tempo dei due lavaggi. Dopo di che mi applic� anche il balsamo, stendendolo su tutta la lunghezza dei capelli, prima con le mani e poi aiutandosi con una spazzola di gomma. Questa applicazione mi port� a stare, poi, un paio di minuti l� sdraiato sulla poltrona, a godermi quello stato, euforico e soddisfatto, mentre lui nel frattempo preparava rasoi, forbici, pettini, e quant�altro da usare successivamente. In tutto questo fare, lui ed io non proferimmo parola: lui forse gi� intravedeva la mia soddisfazione e me la lasciava godere. Una volta lavato via il balsamo, si mun� di un asciugamano con il quale raccolse i miei capelli grondanti e la mia testa. Stacc� il lavatesta, riaddrizz� la poltrona, e la gir� verso lo specchio. Attraverso questo, lo vedevo fare movimenti veloci che privavano i miei capelli dell�eccesso di acqua. MI AVEVANO APPENA FINITO DI FARE UNO SHAMPOO.

I miei capelli bagnati ora pendevano dolcemente sulla mia testa.

Era arrivato il momento di tagliarli. Mi chiese se avevo idea di come li volevo o se dovevo lasciare iniziativa a lui. Non avrei potuto fare altro: lasciai che facesse tutto lui. Armato di pettine e forbici cominci� a volteggiarmi intorno. I miei riccioli, le mie ciocche, una dietro l�altra, venivano tirate su, confrontate e accorciate, in un movimento sempre continuo e preciso�Non avevo dubbi, il risultato qualunque fosse stato mi sarebbe piaciuto. Al termine del taglio mi chiese se mi andava bene cos� o lo preferivo pi� corto. In quel momento pensai che certamente i miei capelli erano perfetti cos�: tagliarli pi� corti avrebbe solo significato ritardare una seconda esperienza su quella poltrona.

Avuto il mio benestare, fece ancora qualcosa che mi sorprese: mi risistem�, nuovamente quasi sdraiato, verso il lavandino, per effettuare un lavaggio veloce dei capelli, per liberarmi dai capelli tagliati. Non potevo adesso chiedere di pi�! Fatto anche questo, pass� ad asciugarmeli con il phon. Al termine, mentre li modellava con il gel, accompagnava i suoi movimenti con una spiegazione: in questo modo avrei potuto dare la stessa piega a casa, da solo. Mentre mi liberava di mantelline ed asciugamano, mi fissavo nello specchio e mi compiacevo del lavoro che era stato effettuato,  consolazione di un tradimento che tempo prima non avrei mai potuto pensare di poter fare.

Da allora lui � diventato il mio barbiere, e al �lei� iniziale abbiamo sostituito un pi� giusto �tu�. Ma non � diventato il mio unico e fisso barbiere. Appagato da quell�esperienza, anche a lui riservo, ogni tanto dei piccoli tradimenti, alla continua ricerca di nuove situazioni che mi facciano rinnovare le sensazioni provate con lui. Ogni tanto ritorno persino dai miei vecchi barbieri, che ancora oggi, forse, non capiscono perch� li abbia sostituiti, ma lo accettano e ogni volta da loro, io so che sono il benvenuto.